Better of this way., 17 Marzo, notte.

« Older   Newer »
  Share  
-Breathe.
CAT_IMG Posted on 29/6/2011, 22:17




Zara Havel
Zara se ne stava seduta su una delle poltroncine anonime bianche del locale. Era sola e il suo sguardo era fisso sul bicchiere del cocktail che aveva in mano. Roba forte quella. Altri 3 o 4 sorsi e avrebbe detto addio alla sua lucidità. Ma non poteva, aveva una gran voglia di bere e ubriacarsi ma non poteva. Il suo motorino era parcheggiato a un isolato dal Finn' s ed era l' unico mezzo che l' avrebbe riporta a casa e doveva guidarlo lei. Passò un cameriere, e, rivolgendogli un glaciale sorriso, gli porse il bicchiere con quella roba e si sistemò meglio. Noia, noia mortale. Non aveva idea del perchè fosse finita lì. Qualche ora prima era a casa a fumarsi un intero pacchetto di sigarette. Casa, poi. Più un buco, che una casa. Un piccolo appartamento nella zona ovest che a stento riusciva a pagare. Il capo l' aveva nuovamente minacciata di licenziarla. Lavorava alla caffetteria della sua zona e, quando poteva, andava a guadagnare qualcosa in più dando una mano alla biblioteca di Limerick, nella parte nord della città. Qundi Zara era a casa che si annoiava e osservava il soffitto senza un motivo ben preciso. Se ne stette lì per un po' di tempo, con la mente vuota che ogni tanto tornava nella sua amata Praga. Quella sì, che era vita. Da sempre sognava di abitare da sola, senza nessuno che la disturbasse o le dicesse cosa fare. Ed ora eccola lì, in Irlanda, sperduta in un posto che le faceva quasi paura. Un posto semi-sconosciuto. Niente amici, soli conoscenti. E vagava per quelle strade in modo continuo, quasi meccanico. Giorno dopo giorno si ripeteva sempre la solita storia. Stanca, era stanca.
Esattamente non sapeva cosa aspettarsi e trovare al Finn' s, ma era lì a guardare il cameriere portar via il suo cocktail pagato due euro e cinquanta.
il cielo aiuta con il suo pianto.
© code by psyche.


 
Top
psyche.
CAT_IMG Posted on 30/6/2011, 18:28




Gordon T. Rolland
19 | Duir | sheet | music | dress
Ed eccomi di nuovo al Finn's, pronto per una nuova serata carica di lavoro. Mi diressi subito dietro il bancone, per salutare il cuoco e gli altri camerieri, annodandomi il grembiule in vita e prendendo il mio fedele taccuino, pronto a prendere gli ordini. Quella sera, oltretutto, avrei dovuto fare un piccolo live, per questo avevo appoggiato Lilith in un angolo sicuro della zona riservata allo staff, pronta ad essere suonata come sempre. Avevo qualche testo nuovo ed ero piuttosto teso di cantare davanti a tutti, ma non avevo intenzione di tirarmi indietro e forse proprio per la tensione, mi aggirai tutta la sera nervosamente tra i tavoli, prendendo gli ordini e consegnandoli frettolosamente in attesa di salire su quel piccolo palchetto che tante volte avevo dominato. C'era parecchia gente quella sera, ridevano e si affollavano sui tavoli, salutandosi calorosamente e ridendo come pazzi. Forse proprio per quello ero in un terribile stato d'ansia quando mi tolsi finalmente il mio grembiulino, afferrando Lilith e iniziando la mia traversata verso il piccolo palco. Accordai velocemente il mio tesoro, con meticolosa pazienza e poi mi accomodai sull'unica sedia di legno, pronto a iniziare il mio inutilissimo concerto. Ero agitato, come non lo ero da molto tempo. Ma era sempre così quando dovevo cantare qualche canzone nuova, denudandomi completamente di fronte al pubblico della mia corazza ben costruita e mantenuta. Picchiettai sul microfono e, dopo un'impacciatissima introduzione, iniziai a cantare.. e come sempre, avvenne la magia. Il nodo allo stomaco si sciolse, il mio sguardo smise di essere teso, diventando tranquillo e sicuro e suonavo, lasciavo che le dita colpissero le corde come se avessero vita propria, mentre la mia voce intonava "No tomorrow".
© code by psyche.


Edited by psyche. - 23/7/2011, 20:50
 
Top
-Breathe.
CAT_IMG Posted on 30/6/2011, 21:12




Zara Havel
La ragazza pensò quasi di andarsene dal locale e tornare a casa. Stava quasi per alzarsi e dirigersi verso l' uscita quando, una figura catturò decisamente la sua attenzione. Si voltò e, spostandosi più vicina al palco, riuscì a riconoscere la figuara illuminata da una flebile luce bianca. Socchiuse gli occhi e mise a fuoco il suo viso. Cantava, stava cantando una canzone decisamente orecchiabile e la sua voce era melodiosa. Zara in quel momento rimpianse di essere una frana con gli strumenti musicali. Lui e la sua chitarra sembravano essere una cosa sola, due anime (seppur una fosse solo un oggetto) unite. Ed era una visione magnifica, così rilassante e pacata che Zara decise di rimanere. Non si sedette più sulla poltroncina anonima bianca lontana, ma optò per una sedia di legno la vicino. Era sempre sola e questo non lo dimenticò, così decise di bere una lattina di Sprite per mantenere la sua lucidità mentale, almeno un po'. Una volta a casa avrebbe buttato giù qualche bicchiere di Wodka che aveva nel frigo. Le aveva sorriso una volta, in aereo. Era seduto proprio accanto a lei, con gli occhiali da sole e le cuffie dell' mp3 nelle orecchie e non l' aveva degnata di uno sguardo durante tutto il tragitto. Poi alla fine, sorrise. Era un musicista, quindi. Un musicista dalla bella voce. Zara accavallò le gambe e bevve un altro sorso della sua bibita. Ascoltò attentamente ogni singola parola della canzone. Il ragazzo se la cavava alla grande! Si voltò a guardare chi ci fosse nel locale. Tutte facce sconosciute, nessuno con cui parlare.E in quel momento, la ragazza si sentì completamente sola. Più di quando aveva fatto arrabbiare Camille e l' avevano messa in punizione. Più di quando si era ritrovata a tornare a casa a piedi alle 3 del mattino. Si sentì sola a Limerick, quella città che la inghiottiva. Pensò perfino di essere una stupida perchè tra tanti posti come Roma, Milano, Londra, Parigi, Vienna, New York aveva deciso di traferirsi proprio lì. Ma l' Irlanda l' attirava, era una specie di calamita.. Così mistica, così speciale. E scelse Limerick, non Dublino. Limerick per far ripartire la sua vita da lì.
il cielo aiuta con il suo pianto.
© code by psyche.
 
Top
psyche.
CAT_IMG Posted on 30/6/2011, 21:52




Gordon T. Rolland
19 | Duir | sheet | music | dress
Le note riempivano la stanza, sembravano rimbalzare sulle pareti, rimbombando ovunque, ofuscando le parole e le risate della gente, riempiendo il locale della mia musica e delle mie parole che tanto temevo di pronunciare. E poi, nella mia trance da chitarrista, notai un movimento che per qualche istante interruppe la mia concentrazione, la bolla nella quale mi ero rinchiuso esplose e riconobbi la ragazza che avevo incontrato in aeroporto qualche giorno prima. Le avevo sorriso debolmente, più per cortesia che per altro, mi sembrava così spaesata che almeno farla sentire a suo agio mi pareva il minimo. Le sorrisi di nuovo, concludendo con una piccola improvvisazione e iniziando a introdurre un nuovo pezzo, osservando sempre con più curiosità la ragazza che, dalla sua postazione, si era avvicinata sempre di più al palco. Speravo che apprezzasse, perchè per quanto vedessi che anche gli altri clienti mi stessero sentendo, sembrava che solo lei stesse effettivamente ascoltando. E credetemi, la differenza tra le due cose è abissale. Feci un assolo piuttosto intricato a completare la canzone, riposando poi per un attimo le mie mani e dando un'affettuosa carezza alla mia amata Lilith.
© code by psyche.


Edited by psyche. - 23/7/2011, 20:50
 
Top
-Breathe.
CAT_IMG Posted on 30/6/2011, 22:08




Zara Havel
Zara si lasciò trasportare letteralmente dalla musica. Era una cosa strana, succedeva spesso con le canzoni che la emozionavano di più. Amava soprattutto i cantautori e quel ragazzo, doveva proprio essere uno di loro. Perchè non cantava semplicemente, ma raccontava qualcosa. Qualcosa che avesse vissuto, visto con i propri occhi, assaporato sulla propria pelle. Stava raccontando qualcosa di suoi, personale. E lo stava facendo davanti ad un mucchio di persone che forse neanche sapevano della sua esistenza. Era un ragazzo coraggioso e Zara lo ammirava, ma solo per quello. Per il suo coraggio e non per quel bel faccino che una volta le aveva rivolto un sorriso. In quel momento immaginò lei su di un palco con un microfono a parlare della sua schifosa vita: i genitori mai conosciuti, la casa-famiglia, Dalibor, la droga, il viaggio per Limerick. Un lungo brivido percorse la sua schiena, fortuna che non sapeva cantare e, a parer suo, era più stonata di una campana. Fu strano osservare il modo in cui, il cantante lì, trattava la sua chitarra. Come aveva pensato prima, sembrava veramente che anche quell' oggetto inanimato avesse veramente un' anima con cui solamente lui aveva un contatto.
il cielo aiuta con il suo pianto.
© code by psyche.
 
Top
4 replies since 29/6/2011, 22:17   72 views
  Share